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  • Writer's pictureDJ Nejo

5 Discoteche che hanno fatto la storia

Updated: Apr 20, 2020






Se parlando di discoteche, tendiamo ad associare immediatamente nel nostro immaginario sensazioni, colori, atmosfere, lo dobbiamo senza dubbio ad alcuni locali in particolare che hanno avuto nel tempo un’enorme risonanza a livello internazionale, punto di riferimento per intere generazioni che hanno lasciato un segno indelebile nella storia non solo della Nightlife.

Esperienze spesso brevi e travagliate, ma che si sono ritagliate il proprio spazio nella Leggenda:



Omen – Francoforte

Il nome forse non vi dirà molto di per sé, ma si tratta del primo club di Sven Vath a Francoforte sul Meno, in Germania. Reduce dal successo di “Electrica Salsa” sotto lo pseudonimo OFF, nel 1988 il giovane Sven, DJ già attivo nella scena tedesca, rileva il Vogue Club insieme a Micheal Munzing (anche lui parte del progetto OFF) e Mattias Martinsohn. Il club prende il nome di Omen e diventa rapidamente il punto di riferimento per la nascente scena Techno tedesca, dove si sono alternati ai piatti i più grandi DJ a livello internazionale, come ad esempio Carl Cox, Chris Liebing, Jeff Mills solo per farne alcuni nomi.

L’esperienza dell’Omen dura dieci anni, a causa di problemi di ordine pubblico e con il vicinato Sven Vath è costretto a malincuore a chiudere il locale il 19 Ottobre 1998. Nell’ultima settimana si sono svolti alcuni party divenuti leggendari ed è passata alla storia la serata di chiusura, nella quale gli altoparlanti erano stati messi anche nella strada e centinaia di persone ballarono di fronte alla polizia che chiuse il traffico per alcune ore.



The Haçienda – Manchester (Inghilterra)

Nel 1982 i New Order erano uno dei gruppi di punta dell’elettro-pop inglese, il loro manager Rob Gretton, insieme ad altri dirigenti della Factory Records decidono di aprire un locale nella loro città, Manchester, rilevando un vecchio deposito per yacht. Nacque “The Haçienda”, dove la sediglia (non presente nel termine spagnolo) serve per evocare 51, il numero con cui era denominato il locale nel catalogo dell’etichetta discografica (FAC 51).

Il club presenta una programmazione molto ibrida, sul palco si sono alternati i grandi nomi del pop e del rock inglese, mentre nella pista con il DJ si proponeva per la prima volta musica House ed elettronica.

Il locale ha avuto una vita molto travagliata, tanto esaltanti erano le serate quanto dissestate le condizioni finanziarie ed anno dopo anno era l’etichetta discografica dei fondatori a ripianare il bilancio.

The Haçienda è passato alla storia per aver dato l’avvio alla scena Rave inglese e per la diffusione della acid house verso la fine degli anni Ottanta, ma anche per motivi non proprio meritevoli, come la prima morte di una ragazza nel Regno Unito avvenuta per uso di ecstasy.

Al mitico locale di Manchester è dedicato il documentario “Do you own the dancefloor” del 2015, diretto dal regista Chris Hughes, nel quale sono intervistati tantissimi frequentatori di quelle notti, tra i quali Peter Hook dei New Order e Liam Gallagher degli Oasis.



Paradise Garage – New York

New York è una città cosmopolita, già dagli anni Sessanta punto di incontro delle comunità afroamericane e ispano-caraibiche, che hanno nella ritualità del ballo uno dei tratti distintivi di aggregazione. Negli anni Settanta nascono i club, spazi esclusivi dove si entra solo su invito, non si beve, non si fuma ma si balla solamente, la musica era un mix di Soul, Rhythm and Blues, Funky da cui trae origine la Disco Music. Molti di questi club erano l’unico punto di incontro possibile per i Gay e la comunità Gay riveste un’importanza fondamentale per la creazione e diffusione delle Discoteche per come oggi le conosciamo.

Il Paradise Garage è uno di questi luoghi, prendendo spunto da locali già affermati come il Loft, è letteralmente un garage, il primo piano di un grande spazio adibito precedentemente a parcheggio. Per la prima volta il nome del locale si associa in maniera indissolubile al DJ resident, Larry Levan, il cui sound distintivo frutto di tutte queste influenze sarà poi etichettato come Garage. Il Paradise Garage chiude nel 1987, nei 10 anni di attività calcano quel palco moltissime icone della Disco Music come Patti Labelle, Donna Summer, Gloria Gaynor, Chaka Khan, Jocelyn Brown.



The Warehouse – Chicago

Larry Levan fu chiamato a Chicago per l’apertura di un nuovo locale, ma lui non voleva lasciare il Paradise Garage quindi suggerì l’amico Frankie Knuckles per quel lavoro. The Warehouse (letteralmente “deposito”) aprì nel 1977 e Knuckles proponeva un mix di soul, disco, funky uniti ad elementi di synth e di elettronica. Il DJ per la prima volta passa da selezionatore di dischi a vero e proprio performer, introducendo negli anni successivi elementi come il campionatore e la drum machine all’interno delle serate. Quel suono sarebbe poi stato identificato con il nome di Musica House e una delle tesi (non confermata) è che il nome derivi proprio dall’abbreviazione del Warehouse. Nato anch’esso come locale gay, nel 1982 abbandona la formula del club esclusivo con ingresso solo su invito, ma di lì a poco calerà anche l’attrattiva, portandolo nel 1984 alla chiusura.



Studio 54 – New York

L’icona per eccellenza del locale notturno, l’essenza della discoteca è indubbiamente lo Studio 54 di New York. Nato come studio televisivo, in un edificio a Manhattan costruito negli anni Venti, nel 1977 viene adibito a Nightclub, con la pista illuminata, la gigantesca disco ball in mezzo e un impianto audio e luci all’avanguardia.

Il film la Febbre del Sabato Sera (“Saturday Night Fever”) esce nel 1978, il suo enorme successo porta la colonna sonora dei Bee Gees in tutto il mondo e consacrano la disco music come fenomeno planetario. Lo Studio 54 diventa il simbolo di quell’epoca e il ritrovo di tutte le star del jet set come anche dei principali artisti del periodo.

Quello che non molti sanno è che l’esperienza dello Studio 54 come Nightclub è stata molto breve, nel 1980 era già chiuso per problemi legali. Proprio come la Disco Music, che esplose rapidamente nel 1978 ma non sopravvisse all’avvento degli anni Ottanta. Il locale riapre nel 1981, riprendendo come attività principale quella di teatro e studio televisivo ma continuando negli anni a realizzare serate, eventi e concerti saltuariamente, mentre Studio 54 diventa un vero e proprio brand che contraddistingue eventi Disco Music in giro per il mondo.


Photo Credits: https://goo.gl/Auz3Gc


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