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  • Writer's pictureDJ Nejo

L'era delle Discoteche è Finita?

Updated: Apr 18, 2020
















Se guardiamo dati i numeri sono inesorabili: nel 2015 il numero dei locali da ballo in attività era la metà rispetto al 2005. In Italia si registra un trend simile a tutta l’Europa. In questo articolo analizziamo i motivi di questo calo netto, i possibili scenari futuri e cerchiamo di sgombrare il campo da alcune fake-news tipiche del settore.



Le mode che cambiano

Cosa è successo in questi ultimi 15 anni e da dove deriva tutto ciò?

Gli anni Novanta sono stati l’epoca d’oro delle discoteche per come le conosciamo oggi, locali molto grandi, migliaia di persone che si riversavano in spazi con più sale, divise per stili di Musica. Ecco, partiamo dalla Musica:

la Musica Dance, definita volgarmente “musica da discoteca commerciale”, era la moda assoluta in quel periodo. Brani come “Rhythm is a Dancer” degli SNAP (1992), “The Rhythm of the Night” di Corona o “What is Love” di Haddaway (entrambi del 1993) si sentivano continuamente nelle radio, in televisione e la sera in discoteca. Sono stati i brani più venduti in assoluto dell’intero anno, superando tutti gli altri generi musicali, ciò vuol dire che le persone acquistavano in massa il disco che sentivano spesso durante il giorno e ballavano volentieri la sera. Negli anni successivi non c’è mai stato un’assoluta corrispondenza tra Musica da classifica e Musica da ballo (escludendo il periodo a cavallo tra il 2008 e il 2012, ma con volumi di vendita decisamente diversi).

Altro cambiamento epocale riguarda invece le modalità del divertimento: la serata del fine settimana con gli amici o con le amiche consisteva sostanzialmente in cena e poi discoteca. Molto spesso nei grandi complessi il ristorante era proprio accanto alla discoteca, non c’erano passaggi intermedi. Se non si voleva andare in discoteca le alternative erano il pub, per una bevuta in compagnia o i locali con musica dal vivo. Nel tempo si sono sviluppate invece le mode dell’aperitivo e della cena-animazione, solo per fare due esempi, che hanno tolto spazio e attrattiva alla discoteca pura.

Infine un altro cambiamento importante riguarda i locali, che hanno cambiato nel tempo conformazione: innanzitutto dai grandi spazi e contenitori di varie istanze siamo passati a una segmentazione dei pubblici e alla tendenza a locali più piccoli, con un’unica sala in genere o comunque dedicati ad uno specifico tipo di clientela. Inoltre si sono sviluppati locali ibridi, disco-pub, ristoranti con ballo, american bar con DJ, locali aperti 24ore con sale dedicate alle feste eccetera, che si contengono le stesse persone che escono per divertirsi. C’è una grande discussione aperta riguardante la legislazione, dal momento che certi tipi di locali svolgono attività come le discoteche senza averne le licenze specifiche (di cui parliamo meglio qui).



I miti da sfatare

La crisi della discoteca come entità porta con sé molte leggende metropolitane, nel cercare di individuare le cause profonde si sono creati dei capri espiatori, che meritano però di essere considerati come tali.

Il primo di tutti riguarda la crisi generale, la pesante recessione economica globale iniziata nel 2008 dalla bolla dei mutui sub-prime da cui fatichiamo ancora ad uscire. Ecco che in molti nel settore sostengono spesso l’equazione “crisi dei consumi = crisi della discoteca” in quanto primo lusso da tagliare in condizioni di ristrettezza economica. Certamente la disponibilità economica incide sulle scelte in materia di divertimento, ma ci sono alcuni elementi che negano .

La crisi ha ragioni più profonde, si è sviluppata ben prima del 2008. I locali grandi hanno iniziato a chiudere già all’inizio degli anni Duemila, il numero diminuiva di anno e non c’è stato nessun crollo verso il 2009, si tratta di una tendenza costante al ribasso che non accenna a diminuire anche quando l’economia globale lentamente dà segnali di rialzo.

Entrando nei dettagli se il fatturato globale ha il segno – davanti, le discoteche accusano il colpo maggiormente rispetto agli altri comparti (ad esempio la musica dal vivo ha riportato un miglioramento come aggregato di attività).

Si tratta quindi di una ridistribuzione di consumi (e quindi di pubblici), che in condizioni di crisi economica certamente porta ad aumentare i rischi per investimenti particolarmente onerosi come quelli per le discoteche.

Altro fattore messo all’indice è la diffusione dei Social Network. “I ragazzi non escono più, stanno al telefonino o su internet”. Il bisogno di divertimento non è cambiato nelle persone, sono cambiate le modalità e certamente i social network hanno contribuito e contribuiscono quotidianamente a mutare i rapporti interpersonali e le azioni che compiamo ogni giorno. Anche in questo caso sono i dati a rafforzare le opinioni. Per lo stesso motivo per cui non c’è una particolare correlazione accentuata tra crisi e chiusura delle discoteche (al netto di qualsiasi altra attività), così dal 2008 quando è iniziata la diffusione radicata di Facebook in Italia non abbiamo assistito ad un crollo delle partecipazioni alle serate del sabato sera. I social sono oggi una risorsa e uno strumento di sviluppo per le attività dei locali da ballo (ed è proprio per questo che nasce Strok-In).

Un altro falso mito di cui parlare riguarda le giovani generazioni, che sembra che le discoteche non riescano più ad intercettare. Qui è necessario fare delle precisazioni, perché in parte è vero che i Millennials si stanno disaffezionando alla discoteca per come siamo abituati a conoscerla. Anche in questo caso è bene comprendere alcuni cambiamenti epocali che sono avvenuti nel tempo. Fino ai primi anni Duemila la discoteca il sabato sera era riservata ai maggiorenni, leggermente più grandi erano quelli che uscivano il venerdì sera, le serate infrasettimanali erano riservati agli adulti e per gli adolescenti l’unico momento possibile per entrare in discoteca era la domenica pomeriggio. Nel tempo queste segmentazioni sono venute meno, con il risultato che la domenica pomeriggio è sparita pressoché ovunque, togliendo quindi un incasso importante per le discoteche e i giovanissimi si sono riversati nelle serate. Le generazioni nate intorno all’anno Duemila hanno consuetudini e orari diversi rispetto a chi ha una decina di anni in più. A quindici anni si va a ballare il sabato sera, a diciotto il venerdì e dopo cinque/sei anni a ballare non ci vai quasi più, come del resto hanno fatto anche i più grandicelli. In questo modo si è creato un gap di persone, che nell’aggregato nazionale sono molte migliaia, che hanno portato a cali determinanti negli incassi dei locali da ballo. Il problema semmai è che non si intercetta più la fascia di età tra i 25 e i 40, coloro che in discoteca ci sono stati già un po’ di tempo fa e attualmente si rivolgono altrove.



Quale futuro per le discoteche?

Sono molte le dinamiche sociali che si introducono in questo articolo, non basterebbe un intero libro per entrare nel merito dei molti argomenti proposti. Rimanendo in superficie non rimane che chiedersi che fine farà la discoteca. Il grande contenitore che abbiamo vissuto negli Anni Novanta appartiene decisamente al passato, è difficile ipotizzare che in futuro si svilupperanno spazi polivalenti dove si mischiano pubblici, età, gusti diversi. La tendenza è di andare sempre di più verso la segmentazione, i piccoli club, i ritrovi da un lato e i grandi eventi, manifestazioni e festival dall’altro. La discoteca “classica” si trova schiacciata tra queste due modalità di intrattenimento e ne farà le spese sempre di più.

L’andare in discoteca non è più IL modo di divertirsi del venerdì o sabato sera ma è una delle tante alternative possibili. E’ improbabile che sparisca del tutto perché incontra le preferenze ancora di tantissime persone ogni settimana, ma dovrà ritagliarsi il suo spazio ben delimitato, molto probabilmente non più egemone. Le tendenze vanno e vengono, sia a livello musicale che di stili, costumi, consumi. Certamente la discoteca come essenza non può rimanere arroccata ai fasti del passato, perché certe consuetudini non torneranno più, non potrà mai essere come se “l’aperitivo” o “i social network” non fossero mai esistiti.

E’ importante che gli operatori della discoteca non perdano il treno dell’innovazione, per non finire a essere soltanto un ricordo dei bei tempi andati.




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